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Comunicato stampa: Per gli autoveicoli italiani si adotti la ricetta USA

Roma, 15 ottobre – “Mentre in Italia il Governo, con una tassazione sull’auto senza eguali al mondo, raschia le tasche vuote dei contribuenti, Barack Obama rinnova il proprio sostegno al settore. Anzi, lo ritiene un asset strategico per lo sviluppo del Paese”. Lo ha detto il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi, in merito al discorso radiofonico di sabato scorso del presidente americano, in cui ha confermato l’impegno a favore delle tre case automobilistiche americane che a inizio del suo mandato erano sull’orlo del baratro. Per Pavan Bernacchi: “Il risultato della politica lungimirante statunitense si è tradotta in 250mila nuovi posti di lavoro e un mercato ancora più florido rispetto a 4 anni fa. Si tratta dell’esatto contrario rispetto a quanto accaduto nel Belpaese, che vanta anch’esso un record, ma negativo. Infatti rispetto a 4 anni fa abbiamo registrato un crollo delle vendite del 40%, che ha determinato la chiusura di migliaia di aziende e decine di migliaia di nuovi disoccupati. E questo grazie alla nota politica killer in sfavore del nostro settore, un complesso di provvedimenti che stanno uccidendo una filiera che fattura l’11,4% del PIL, partecipa alle entrate fiscali nazionali per il 16,6% e occupa, con l’indotto, 1.200.000 persone”.

“Pensiamo – ha concluso Pavan Bernacchi – che il Governo sia ancora in tempo per invertire la rotta perché il nostro settore, come la nautica e altri, è decimato dai suoi provvedimenti. Veri e propri disincentivi per chi possiede o vuole acquistare un autoveicolo: aumenti di Iva, Ipt, accise, pedaggi, bolli, RC, superbollo per le auto prestazionali, minori detrazioni e deduzioni per le auto aziendali. Un attacco concentrico ai consumi in una società che si regge sui consumi. Tutto ciò mentre negli Stati Uniti si reagiva alla crisi in ben altro modo, a riprova che sono proprio le scelte del Governo ad aver accresciuto i problemi, generando compressione dei consumi e disoccupazione. Tutti ce ne siamo resi conto ma: non è troppo tardi per intervenire”.

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