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Comunicato stampa: mercato auto gennaio 2014, si scrive +3,24% ma si legge -43%

Roma, 3 febbraio 2014 – Secondo i dati diffusi dal Ministero dei Trasporti il mese di gennaio si è chiuso con 117.802 immatricolazioni di autovetture nuove segnando un incremento del +3,24% rispetto a gennaio 2013.

Il commento in presa diretta di Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto: “Prima che qualcuno ci voglia ‘vendere’ questo dato in termini positivi, della serie ‘è iniziata la ripresa’, è meglio spiegare subito che così non è. Mettiamoci il cuore in pace. Il nostro ecosistema automotive, cartina di tornasole dell’intera economia, composto da migliaia di aziende e milioni di lavoratori, sta in piedi solo con un mercato intorno ai 2.000.000 di pezzi. Volume congruo con il parco circolante di 35.000.000 circa, e con l’esigenza di un rinnovo volto a una maggior sicurezza e a una diminuzione dell’inquinamento, oltreché all’abbattimento dei costi di esercizio.

Per traguardare questa soglia di sopravvivenza, appunto di 2 milioni di unità, gennaio avrebbe dovuto consuntivare circa 207.000 pezzi, mentre con il dato di oggi di  117.802 unità  abbiamo segnato un -43% circa. Per parlare seriamente di ripresa ci vorrebbero crescite costanti a doppia cifra, e invece sul mercato automobilistico italiano perdura la stagnazione. Va invece molto bene, lo dico con ironia, il ricorso agli ammortizzatori sociali e ai licenziamenti in continua ascesa”.

Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, industriali e autobus, mette in risalto che siamo molto indietro rispetto agli altri Paesi europei, soprattutto perché in Italia l’acquisto e l’utilizzo di autoveicoli, anche a basso impatto ambientale, hanno scontato un lungo periodo caratterizzato da massacranti aumenti fiscali e tariffari. A riprova di ciò, dopo aver subito inasprimenti fiscali per 8,7 miliardi di euro, abbiamo iniziato il 2014 con un aumento delle tariffe autostradali mediamente del +3,9%, inspiegabile se rapportato all’aumento dell’inflazione e, comunque, un ulteriore segnale negativo per chi utilizza ogni tipo di veicolo.

Conclude Pavan Bernacchi: “Il mercato italiano dell’auto, in profonda crisi, ha registrato una riduzione del -48% in sei anni. Questo disastro ha causato, tra i vari effetti negativi, l’esplosione del ricorso agli ammortizzatori sociali da parte delle aziende che compongono la filiera di distribuzione e manutenzione di autoveicoli, con circa 57 milioni di ore di cassa integrazione solo nel biennio 2012-2013. Un costo enorme per lo Stato, cui si aggiungono i circa 3 miliardi di euro di minor gettito fiscale tra Iva e tasse varie. Noi siamo determinati a uscire da questo pantano e contestiamo l’immobilismo del Governo e la sua paralizzante incertezza, nonostante l’avvio della Consulta Automotive voluta dal Ministro dello Sviluppo Economico Zanonato e delle opzioni di intervento già messe sul tavolo dalle Associazioni partecipanti”. 

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