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Comunicato stampa – Artusi: «La Commissione europea rischia con il fuoco. Forzare sull’auto elettrica serve solo ad accentuare la crisi dell’Automotive»

Roma, 5 marzo 2025 – «È sorprendente l’accanimento terapeutico che la Commissione UE mostra di voler esercitare nei confronti dei veicoli elettrici nonostante gli evidenti segnali di scarso appeal che emergono dal mercato reale e i drammatici effetti su industria e lavoro già manifestatisi».

Lo ha dichiarato il presidente di Federauto, Massimo Artusi, commentando la pubblicazione da parte della Commissione UE del “Industrial Action Plan for the European Automotive Sector”.

«L’Action Plan appena presentato dalla Commissione UE continua nel solco di una impostazione dirigistica che ha già espresso tutta la sua debolezza strategica, aggiungendo generici indirizzi a supporto di una sola tecnologia, quella meno attrattiva per il mercato, quella elettrica. La Commissione europea continua ad essere prigioniera di un approccio dogmatico, quello di chi dispensa teorie, compromettendo inesorabilmente la vitalità di un settore fondamentale dell’economia reale europea» – ha continuato Artusi.

«Dispiace doverlo dire – prosegue il Presidente Federauto – siamo di fronte all’ennesima occasione perduta, che non giustifica alcuna espressione di soddisfazione. Chiunque conosce le regole del mercato dell’Automotive sa che questo genere di “soccorsi” servono a poco o a nulla. Ci si chiede quali effetti tangibili possa produrre un piano d’azione che intende supportare la tipologia di prodotto meno interessante per il mercato (l’auto elettrica ha una quota di mercato in Europa di appena il 15%, con trend in sensibile decrescita) al di là del limitato sostegno finanziario alla produzione europea delle batterie».

«Inoltre – chiosa Artusi – l’annunciato emendamento mirato al Regolamento sui target CO2 di autovetture e LDV da parte della Commissione UE (inspiegabile che venga ignorato quello sugli HDV!), che “concede” più tempo alla case per raggiungere gli obiettivi sulle emissioni ed evitare le relative multe CAFE – al di là del momentaneo sospiro di sollievo da parte di qualche costruttore – lascia sostanzialmente inalterato sia l’elemento strutturale che è alla base dello stato critico del comparto automotive, sia le ben più gravi problematiche di scarso contributo alla decarbonizzazione che genera la scelta mono-tecnologica di Bruxelles».

«Per rispondere ai target e alle scadenze “sfidanti” – in realtà irrealistiche – poste dalla Commissione europea» – spiega Artusi – “non serve di certo posticipare le scadenze, sperando che prima o poi il mercato cambi idea sulla scarsa appetibilità dell’auto elettrica, ma un cambio netto di strategia, mettendo al centro i target di decarbonizzazione, non quelli dell’elettrificazione».

«Si tratta innanzitutto di revisionare l’approccio metodologico sul calcolo della CO2, superando il dogma delle emissioni al tubo di scarico, quindi, di modificare sia il Regolamento per le autovetture (LDV) che quello per i veicoli pesanti (HDV) rispettando rigorosamente il principio della “neutralità tecnologica”» – precisa il presidente Federauto.

«E’ certamente un segnale positivo che vi siano ripensamenti, a fronte dell’evidente inapplicabilità del vecchio Green Deal – ha aggiunto Artusi – ma concedere agli OEM 3 anni anziché 1 per mettersi nelle condizioni di non pagare le multe significa solo “annacquare” momentaneamente la sostanza del problema. Questa soluzione non cambia la posizione delle concessionarie che, evidentemente, continueranno ad essere sottoposte a pressioni commerciali per l’immatricolazione dei veicoli elettrici che il mercato non assorbe».

Conclude Massimo Artusi – «I concessionari italiani insistono nel riconoscere il “Non Paper” del Governo italiano, appoggiato da 15 Paesi Membri e a sua volta ispirato dal Piano Draghi, come punto di riferimento strategico per dare un futuro al settore ed auspicano che questo Action Plan Automotive della Commissione sia implementato dall’Europarlamento e dal Consiglio Europeo con misure compatibili con le reali dinamiche di mercato (e dell’ambiente), a partire dalla profonda revisione in senso pragmatico e pluritecnologico, dei Regolamenti sui target CO2, sia per le auto che per i veicoli pesanti».