La redazione non corretta di una fattura può intaccare il diritto alla detrazione dell’imposta a meno che non vi siano documenti di supporto che possano supplire ai dati mancanti e/o compilati in maniera errata. Lo ha stabilito di recente, con due sentenze, la Corte di Giustizia Ue che è intervenuta sul tema, sottolineando l’importanza di una puntuale e corretta redazione delle fatture richiamando le regole stabilite dall’articolo 226 della direttiva 2006/112, recepita a livello nazionale dall’articolo 21 del Dpr 633/1972. I giudici europei hanno ribadito, dunque, che nel documento non possano mancare informazioni essenziali, come data, entità e natura dei servizi e, tuttavia, hanno lasciato uno spiraglio per salvaguardare il diritto sostenendo che, anche dinnanzi ad errori di compilazione – se le autorità competenti dispongono di tutte le informazioni utili ad accertare che i requisiti sostanziali sono soddisfatti – si può procedere alla detrazione dell’Iva.
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